mercoledì 9 aprile 2014

Vini siciliani, il vino e i vitigni della Sicilia

I vini siciliani


Un po’ di storia


La Sicilia, chiamata nell’antichità Trinacria dal greco treis (tre) e àkra (promontori) per i suoi tre “angoli”, Capo Peloro, Capo Passero, Capo Boeo (o Lilibeo), ha una storia vitivinicola millenaria. Ritrovamenti alle falde dell'Etna e nell'Agrigentino fanno risalire la presenza della vite selvatica  a 5000 anni a.C., mentre un vaso potorio rinvenuto nella necropoli di Cozzo Pantano presso Siracusa (utilizzato per il consumo e il contenimento di “vino”), con datazione stimata attorno all’anno 2000 a.C. e avente decorazioni e forme che riportano all’isola di Creta, ne da conferma ulteriore.
Il merito dell’introduzione della vite nella regione viene però attribuita ai Fenici, si ipotizza infatti che alcune delle qualità autoctone ancora oggi coltivate siano proprio state portate sull’isola da questo popolo.
Un notevole contributo all’evoluzione della vitivinicoltura è stato dato dai Greci, a cui va riconosciuto il merito di aver introdotto nuove tecniche di coltivazione e produzione.
Le pratiche agricole introdotte erano decisamente all’avanguardia, venivano infatti praticate selezioni clonali, potature corta e verde, trattamenti del terreno, raccolta manuale per mantenete intatti i grappoli, venivano utilizzate tecniche innovative di fermentazione, travaso e conservazione.
L’agricoltura durante la dominazione ellenica fece quindi notevoli passi in avanti, fornendo ai siciliani del tempo conoscenze fondamentali non solo nella coltivazione della vite, ma anche in quella di grano e olivo.
Con l’avvento dei romani, tra il III e il II secolo a.C. vi fu un cambio di rotta che elesse la Sicilia  a granaio di Roma. Vi fu infatti un notevole incremento della coltivazione del grano a scapito di quella della vite.
Ciò non pregiudicò però la produzione di vini di buon livello, fra i quali il Mamertino, il Pollio, il Tauromenio e l’Haluntinum, molto apprezzati dallo stesso Giulio Cesare, da Plinio il Vecchio e da buona parte del mondo latino.
Con la caduta dell’Impero Romano, si alternarono una serie di invasori fra cui i Vandali, i Goti e i Bizantini, fino ad arrivare agli Arabi che vi si stabilirono per alcuni secoli.
In concomitanza con la presenza Bizantina,  la presenza di insediamenti monastici, così com’è stato per tante altre importanti realtà europee,ebbe un ruolo fondamentale per la vitivinicoltura, in questo periodo oltre la metà delle terre della Sicilia diventarono proprietà di comunità religiose, che vi producevano il vino a loro necessario nelle le funzioni religiose e non solo.
Durante la dominazione araba vi fu invece un miglioramento nella produzione agricola, con l’introdizione di nuove colture, fra cui riso e zucchero, oltre a spezie tra cui lo zafferano (dall’arabo za῾farān cioè giallo) e nuove tecniche agricole, ma la produzione di vino ebbe un tracollo, con  dirottatamento verso la produzione di uve da tavola pregiate e uva passa. Proprio quest’ultima, prodotta con l’appassimento dei pregiati grappoli di zibibbo (dall’arabo zabīb cioè uva passa), è ancora oggi il vitigno base dell’apprezzatissimo “Oro giallo di Pantelleria” e cioè il Passito di Pantelleria DOC.
Con Normanni e Aragonesi vi furono sorti alterne, con una svolta a favore della produzione vitivinicola solo nel XV secolo, quando vi fu un esplosione delle esportazioni verso Roma, Liguria e Toscana.
Durante il periodo Borbonico i vini prodotti non spiccavano per qualità e venivano principalmente utilizzato per il taglio.
Verso la fine del 1700 vi fu una svolta epocale per la vitivinicoltura isolana e tutto per merito di un commerciante inglese John Woodhouse, che apprezzando e intuendo le potenzialità del vino prodotto a Marsala, decise di inviarne delle pipe in Inghilterra. Oltremanica il “Marsala” ebbe un successo eccezionale, andando a competere con i fino ad allora ineguagliati vini di Jerez e di Porto.
Questo evento fu trainante per la produzione vitivinicola siciliana che dai primi anni del 1800 ebbe un’espansione notevole soprattutto in termini di ettari vitati; sono infatti questi anni che segnano la nascita di alcune delle cantine storiche siciliane, fra cui: Florio, Pellegrino, Duca di Salaparuta, solo per citarne alcune.
L’arrivo della fillossera in Francia, verso la fine del 1800, segnò un ulteriore incremento della produzione, perchè furono i vini siciliani a cui i francesi fecero ricorso per sopperire al crollo della produzione nazionale. Il 1888 vi fu però la rottura dell’accordo commerciale con la Francia, poiché nel frattempo (nel 1881) anche in Sicilia fece il suo ingresso l’insetto devastatore, con la conseguente decimazione del vigneto siculo.
La lenta ripresa si protrasse fino ai primi anni ‘50 e proprio in relazione alla riduzione della richiesta di vini da taglio, in questi anni vi fu l’inizio di un cambiamento di rotta che portò alla produzione di vini con qualità sempre crescente.  Gli anni settanta furono il momento della svolta, con l’arrivo alle eccellenze dei giorni nostri.
L’ultimo ventennio ha visto crescere la fama dei vini siciliani, consacrando la Sicilia come una delle regioni che meglio rappresenta i vini italiani nel mondo.



Qualche dato


La Sicilia, con riferimanto ai dati ISTAT aggiornati al 2012, ha una superficie vitata di circa 115.000 ettari, con una produzione di vino e mosti pari a 5,1 milioni di ettolitri, in crescita rispetto al 2011 (dopo i cali subiti nei due anni precedenti) e in controtendenza rispetto alla maggior parte delle regioni italiane (in particolare del nord).
Si conferma la crescita dei vini con denominazione IGT giunti ormai al 58,6%, a scapito dei vini da tavola che subiscono un ulteriore calo arrivando al 25,4%. Rimangono invece al palo i vini DOC e DOCG pressochè invariati al 3,2% (il restante 12,8% riguarda la produzione di mosti).
Nel 2012 la produzione di vini rossi, con un incremento del 30% circa, ha quasi eguagliato quella dei bianchi che invece, diversamente da quanto succede nelle altre regioni italiane, ha subito un leggero calo.
Suddividendo il territorio vitato siciliano in rapporto alle tipologie di vitigni coltivati (dati ISTAT 2010), abbiamo il Catarratto che nelle tipologie bianco comune e lucido si porta via un buon 33%, seguito dal Nero d’Avola (Calabrese) al 16% e Grillo, Ansonica (Inzolia), Syrah con percentiali dal 5 al 6%. Abbiamo poi un 34% che comprende vitigni come, Chardonnay, Merlot, Grecanico, Nerello Mascalese, Zibibbo, Frappato e molti altri (circa una cinquantina di vitigni in totale).
I sistemi di allevamento principalmente utilizzati sono l’alberello per circa il 40%, la spalliera con all’incirca la medesima percentuale e per il resto a tendone.



Territorio e clima



Il territorio siciliano ha un’estensione di 25.707kmq e comprende le Lipari, le Egadi, le Pelagie, Pantelleria e Ustica. E’ composto per il 24,4% da montagne, per il 61,4% da colline e pianeggiante per il restante.
I 115.000 ettari di vigneti sono localizzati per il 40% in pianura, per il 54% in collina e per il 6% restante in montagna.
Il Clima è mediterraneo, caldo e arido sulla fascia costiera, mentre nella parte centrale e sui rilievi è temperato e umido.
Queste diverse condizioni climatiche dovute anche l’influenza dei mari, danno origine ad una costante ventilazione locale, mentre i venti predominanti sono di Scirocco e di Ponente con conseguenti effetti siccitosi spesso dannosi per la viticoltura.
Le piogge sono concentrate nei mesi invernali con maggior intensità sui rilievi e scarse nei mesi estivi, di conseguenza il territorio è povero di corsi d’acqua e di laghi, che perlopiù sono di scarsa portata con piene improvvise in caso di maltempo.



Vitigni e zone


La vitivinicoltura siciliana nell’ultimo ventennio si è evoluta in modo sorprendente, passando da tecniche produttive finalizzate alla quantità, con produzione di massa di vini da taglio mediocri, a prodotti in cui la qualità e l’innovazione hanno sempre più un ruolo fondamentale.
La Sicilia infatti non ha mai avuto problemi in termini di quantità, essendo sempre ai primi posti nella classifica delle regioni più produttive.
Una svolta positiva si è avuta con l’introduzione dei vitigni internazionali , fra cui chardonnay, cabernet sauvignon, syrah, merlot, Müller Thurgau e petit verdot, che hanno trainando la Sicilia verso il futuro. Tutto ciò senza però dimenticare l’importanza dei vitigni autoctoni, che rivestono un ruolo fondamentale per costruire un’identità produttiva fortemente legata al territorio. Si sono quindi riscoperti e valorizzati vitigni come il nero d’Avola e l’inzolia, con produttori che hanno creduto nelle potenzialità di queste uve ottenendo risultati di assoluta eccellenza.
Proprio il nero d’Avola infatti è stato trasformato in pochi anni in una delle più interessanti varietà Italiane, arrivando ad ottenere vini caratterizzati da aromi intensi ed eleganti,supportati da un’ottima struttura.
Un’altro importante comparto che sta riscuotendo un notevole successo riguarda quello dei vini dolci e liquorosi, uno fra tutti il Passito di Pantelleria, prodotto con Moscato d’Alessandria, localmente chiamato Zibibbo, considerato fra i migliori in Italia in questa categoria.
Fanno buona compagnia ai vini di Pantelleria, la Malvasia delle Lipari, il Moscato di Noto e il Moscato di Siracusa, nettari dorati che non si dimenticano una volta degustati.
Fra i vini liquorosi non si può certo tralasciare il Marsala che, nonostante momenti difficili in cui errate strategie commerciali e produttive lo avevano messo in ombra, negli ultimi anni si è assistito alla riscoperta dell’assoluto valore di questo prodotto, sia a livello nazionale che internazionale.
Fra le uve autoctone a bacca bianca più importanti della regione si ricordano il Carricante, il Catarratto, il Grecanico, il Grillo, l’Inzolia, nota anche con i nomi di Insolia o Ansonica, la Malvasia di Lipari, il Moscato Bianco e il già citato Zibibbo. Fra le uve autoctone a bacca rossa più importanti troviamo invece il Frappato, il Nerello Cappuccio o Mantellato, il Nerello Mascalese, il Nero d'Avola o Calabrese e il Perricone o Pignatello.
Unica DOCG dell’isola è il Cerasuolo di Vittoria, prodotto nei comuni delle province di Ragusa, Caltanissetta e Catania, da uve a bacca nera di Nero d’Avola e Frappato. Il primo in grado di dare struttura, personalità e predisposizione all’invecchiamento, il secondo un delicato profumo fruttato, corpo e morbidezza.
Nella provincia di Trapani è localizzata circa la metà della superficie vitata dell’intero territorio siciliano. I vitigni più coltivati sono il catarratto, il grecanico, il grillo e il pignatello.
La zona di Acamo si caratterizza per la produzione di trebbiano toscano e inzolia, che si ritrovano anche nella provincia di Agrigento e Palermo, in compagnia del catarratto, per la bacca bianca e calabrese, nerello cappuccio e nerello mascalese per la bacca nera. Oltre ai già citati vitigni, nella provincia di Caltanissetta troviamo la barbera, il frappato e il sangiovese.
Per la provincia di Catania il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio rappresentano i vitigni a bacca rossa di riferimento per i vini dell’Etna, prodotti di qualità che provengono dalla cosidetta viticoltura “eroica”. I vigneti sono infatti ricavati alle pendici del vulcano,  interamente realizzati dall'operosità dell'uomo che, senza l’ausilio di mezzi meccanici, ha eretto muretti a secco con pietre laviche per realizzare i tipici terrazzamenti.
La superficie vitata sul parco dell’Etna è di 3000ha, che vanno da un’altitudine di 500m slm a un massimo di 1000m slm, con un microclima caratterizzato da grandi sbalzi di temperatura. E’ da sottolineare la sua notevole frammentazione, con proprietà che vanno da poche are fino a 1 - 3 ettari e rarissime sono le eccezioni che superano questa quota.
I vitigni a bacca bianca coltivati in quest’area sono il Carricante, il Catarratto bianco comune e l’Inzolia, da cui si ricavano in genere piacevoli vini di pronta beva; i vitigni internazionali invece, non hanno ancora preso molto piede, anche se non mancano sperimentazioni come ad esempio con il Pinot Nero.
Nella provincia di Siracusa oltre a nero d’Avola, frappato, perricone, nerello mascalese, damaschino e grecanico, danno lustro alla zona il Moscato di Siracusa e il Moscato di Noto, vini dolci prodotti da uve di moscato bianco.
In provincia di Ragusa troviamo anche il ciliegiolo, oltre a frappato, calebrese, merello m. e inzolia.


Elenco DOC e DOCG


Elenco DOC e DOCG


Cerasuolo di Vittoria DOCG
Alcamo DOC
Contea di Sclafani DOC
Contessa Entellina DOC
Delia Nivolelli DOC
Eloro DOC
Erice DOC
Etna DOC
Faro DOC
Malvasia delle Lipari DOC
Mamertino di Milazzo o Mamertino DOC
Marsala DOC
Menfi DOC
Monreale DOC
Moscato di Pantelleria, Passito di Pantelleria e Pantelleria DOC
Noto DOC
Riesi DOC
Salaparuta DOC
Sambuca di Sicilia DOC
Santa Margherita di Belice DOC
Sciacca DOC
Sicilia DOC
Siracusa DOC
Vittoria DOC

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